La comunicazione è morta? W la comunicazione

La comunicazione è morta? W la comunicazione

Dire “io mi occupo di comunicazione” è come dire “io mangio”. È una ovvietà.

Leggo, guardo, osservo e sento moltissimi miei colleghi lamentarsi: la comunicazione è morta, internet sta uccidendo tutto. La crisi dell’editoria e della stampa è conclamata da tempo. Sento e vedo tipografi che si presentano come “esperti di comunicazione” perché dire che sono tipografi è come definirsi produttori e venditori di ghiaccio quando il congelatore esiste da almeno 50 anni. Vedo fotografi inventarsi il mestiere dell”impaginatore” o del web designer, web designer che si improvvisano fotografi, disegnatori di fumetti che si propongono come pubblicitari e pubblicitari che si propongono come cartomanti online.

“io mi occupo di comunicazione”, “io faccio comunicazione”, “io sono un comunicatore” … Comunicazione …. Comunicazione e ancora comunicazione ….

Sembra diventato una sorta di mantra. Chi non comunica che comunica, è rovinato. Mi ricordo ancora quando discutendo con un amico fotografo che a sua volta collabora strettamente con una tipografia specializzata in stampa digitale,  mi raccontava con orgoglio come i suoi colleghi “stampatori” si “occupavano di comunicazione” e come tali questi, purtroppo tutt’ora si presentano al pubblico. E il danno è fatto. Di certo, il cliente difficilmente si rende conto di chi ha davanti. Alla mia domanda se questi avevano mai sentito qualcosa anche da lontano, sulla pragmatica della comunicazione mi son visto osservato quasi come un essere verde, mezzo carciofo e mezzo uomo che stava blaterando oscenità in una lingua mai udita. La scuola di Palo Alto e i principi della metacomunicazione sono sembrati epiteti blasfemi da condannare al tribunale della Santa Inquisizione. Eppure anche Kotler, non mi risulta che sia stato messo al rogo come un novello Giordano Bruno, anzi …

Certo è che se però vale invece l’enunciazione che il tipografo di cui sopra si occupa di comunicazione allora il mio gatto è un genio e Gavino Sanna è un esperto di “bella scrittura” nel senso grafologico del termine. Oppure possiamo girarla in modo diverso e dire che tutti noi, bene o male ci occupiamo di comunicazione già solo perchè comunichiamo. Parliamo, scriviamo, ci muoviamo, gesticoliamo, cantiamo, disegniamo… Tutto quello che facciamo comunica qualcosa, persino quello che non facciamo o non diciamo, persino tutto ciò che facciamo inconsciamente e inconsapevolmente comunica qualcosa. Non si può non comunicare, diceva appunto Watzlawick.

Dire “io mi occupo di comunicazione” è come dire “io mangio”. E’ una ovvietà.
Perché se non mangi, muori di fame, se non comunichi, sei proprio morto per davvero!

Per questo motivo, la comunicazione non è morta! C’è e ci sarà sempre! Semplicemente si evolve, si affina, usa nuove tecnologie, nuove interfacce, introduce nuovi paradigmi, si trasforma. Ma si comunica sempre. Che lo si faccia al telefono, attraverso un libro, in TV, attraverso una brochure, una lettera o su un social network, sempre comunque  a “comunicare stai” perbacco! Per questo tutte le volte che sento qualche collega dire che la comunicazione è morta, mi vien da pensare che in morto sia lui, con i suoi argomenti!

Ma dov’è che le cose si complicano e il fotografo si arena davanti alle prime difficoltà: quando la comunicazione diventa finalizzata a qualcosa. Quando al tipografo chiedi contenuto, quando egli è costretto a modulare la comunicazione per uno scopo preciso magari pianificato a tavolino. E lì, ciccia! Allora diventa tutta colpa di internet e i social networks si trasformano in una sorta di buco nero che mangia i bambini e gira per l’iperspazio a cavallo di una scopa. Seth Godin diventa così un mefistofelico personaggio di una saga horror che corre appresso ai clienti in groppa alla sua mucca viola. Tanto la comunicazione è morta.