Digital Markets Act: la stretta per le Big Tech e le nuove norme di Bruxelles
Mancano sei mesi all’entrata in vigore del Digital Markets Act, con marzo 2024 come linea di partenza ufficiale per i provvedimenti
Tra sei mesi il Digital Markets Act entrerà ufficialmente in vigore, con l’applicazione delle regole già diffuse e nuove scadenze in ottica di riassetto digitale. Ecco cosa succederà
Dal 1° novembre è ufficialmente entrato in vigore il Digital Markets Act, il regolamento che l’Unione Europea ha messo in campo per contrastare le pratiche monopolistiche del mercato digitale. E per dare più trasparenza al trattamento delle informazioni – la merce di scambio per eccellenza sul web.
Di fatto ai piccoli venditori non cambierà niente: grande differenza verrà però avvertita dalle big tech, ovvero i grandi supereroi (o super cattivi?) del mondo digitale. Al centro delle questioni, la concorrenza e tutte le sue potenziali distorsioni da parte dei pochi che detengono sostanzialmente il controllo delle transazioni online, di qualsiasi genere esse siano.
Ci vorranno ancora sei mesi prima che l’applicazione del DMA diventi effettiva. Marzo 2024 sarà però il punto di partenza ufficiale per tutti gli obblighi previsti al fine di limitare lo strapotere delle big tech.
Cosa c’è nel DMA? Nel Digital Markets Act sono previsti obblighi e divieti dedicati alle grandi piattaforme online che, in questo documento, vengono definiti i “custodi del cancello”. Ovvero i gatekeeper. Quelle potenze economiche e tecnologiche tali per cui la concorrenza richiederebbe un esborso di denaro e risorse tanto elevato da tenere fuori pressoché chiunque. Sono strapotenze che non permettono a nessuno di mettere le mani sulla fetta della torta.
Nel Digital Markets Act si parla di social network, ma anche di motori di ricerca e di servizi di messaggistica istantanea, oltre che di condivisione video e piattaforme eCommerce. Altro tema importante saranno anche i sistemi operativi, argomento da non sottovalutare quando si parla di mercato digitale. Il DMA riguarda tutte quelle realtà che superano i 45 milioni di utenti attivi mensili nell’Unione Europea. I 10mila utenti aziendali, oppure tutti coloro che rientrano nella definizione di “posizione consolidata e durevole”.
Sanzioni e prospettive del Digital Markets Act
Secondo quanto si riporta sui documenti, le sanzioni in cui i colossi tech incorreranno in caso di violazioni potranno arrivare a incidere fino al 20% del loro fatturato. In pratica, l’UE mira a stabilire un precedente. Vuole creare un punto di partenza perché il resto del mondo possa seguire con regole di grande attualità e mercato libero garantito per tutti.
Non possiamo prevedere in alcun modo quali saranno le conseguenze di questo DMA, il quale si affianca al Digital Service Act che afferma, in pratica, che ciò che è illegale offline lo è anche online. L’obiettivo è dei più ragionevoli. Liberare il mercato dai pochi nomi che possono permettersi di mantenerlo online, e lasciare spazio alle piccole realtà che i grandi colossi, fino ad ora, hanno schiacciato senza remore.
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