Cinquanta milioni di euro per il primo cuore artificiale italiano
Ecco un primo punto della situazione e degli obiettivi di un importante progetto di ricerca che migliorerà radicalmente la vita di molti pazienti
I cuori trapiantabili sono sempre meno.
La sostituzione dell’organo più importante del nostro organismo richiede donatori in condizione di morte cerebrale post traumatica, una casistica oggi quasi azzerata.
Si tratta di persone decedute per eventi ischemici o emorragico-cerebrali che, se non impattano negativamente su fegato e reni, spesso deteriorano il cuore.
Ecco perché ci sono sempre meno cuori da trapiantare: devono essere perfetti, senza alterazioni strutturali.
Soltanto in Italia sono in lista d’attesa in media circa 750 pazienti, il 30 per cento dei quali rischia di morire prima di arrivare al trapianto.
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A Padova il primo trapianto di un cuore fermo
Per contrastare questa situazione, il Professor Gino Gerosa dell’Università di Padova ha realizzato, per la prima volta in Italia, il trapianto di un cuore fermo da 20 minuti.
Nel donatore in morte cerebrale il cuore batte ancora ed è il chirurgo a fermarlo per prelevarlo e poterlo poi trapiantare.
Per evitare che l’organo si deteriori fino all’intervento lo si conserva a una temperatura di 4 gradi centigradi.
Nel caso in esame l’équipe del Professor Gerosa è ricorsa a un donatore che era già in morte cardiocircolatoria e quindi non è stato necessario fermare il cuore ma, al contrario, farlo ripartire.
Una volta che è tornato a battere è stata seguita la consueta procedura di trapianto.
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Un’alternativa ai cuori francese e nordamericano
Il cuore artificiale, da mettere a punto nella sua forma definitiva e non come ponte al trapianto, potrebbe essere la salvezza per i pazienti con scompenso cardiaco terminale che non possono più aspettare un donatore.
Al momento ne esistono due modelli, non perfetti. Quello nordamericano non garantisce la qualità di vita, perché è eccessivamente rumoroso, e quello francese è silenzioso, ma troppo grande.
Risultato: va bene per il 75 per cento dei pazienti uomini e soltanto per il 25 per cento delle donne.
In questo contesto è partito il progetto di realizzare un nuovo cuore artificiale italiano, realizzato sempre dal team di Gino Gerosa, oggi Professore Ordinario di Cardiochirurgia all’Università di Padova e Direttore Scientifico del Consorzio per la Ricerca Sanitaria della Regione Veneto.
“Confermo che entro due anni sarà pronto il prototipo del primo cuore artificiale italiano”, ha anticipato in un’intervista congiunta della nostra redazione con i colleghi italiani di Biomednews.it.
“Lo studio costerà 50 milioni di euro e durerà cinque anni, ma tra due avremo il prototipo. Per realizzarlo sarà necessario il contributo di medici, ingegneri, biologi ed esperti di materiale biocompatibile. Abbiamo trovato solide basi finanziarie per dare corpo al progetto e dovremmo essere ad un punto di svolta.
E ancora: “I primi due anni serviranno per riuscire a produrre il prototipo con il quale, poi, procederemo con i test da banco e se questi saranno soddisfacenti alla sperimentazione preclinica”.
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